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La bellezza delle piccole cose

Articolo di: Sofia Ubaldi

Essendo parte della Comunità di Sant’Egidio, faccio da anni le distribuzioni serali di pasti caldi per le vie della mia città e partecipo alle attività della Scuola della Pace. Questi servizi mi hanno permesso di riscoprire la bellezza dei gesti quotidiani e il dono della lentezza; lasciate che vi spieghi.

Prima delle mie esperienze con Sant’Egidio, semplici parole come un “grazie”, “buona serata” o “buona notte”, mi suonavano ormai vuote e di circostanza. Ma, dopo aver fatto servizio girando per le strade, ho riscoperto la sincerità. Ogni volta che dono un pasto caldo a una persona che ne ha bisogno, percepisco che il suo grazie è vero, spontaneo, e non obbligato da una qualche circostanza sociale. Poi, quando arriva il momento dei saluti, molti uomini e donne che ho aiutato, mi augurano un buon proseguimento della serata e una buona notte, con fare riconoscente.

Ricordo ancora che le prime volte che ho fatto servizio non sapevo mai cosa dire quando parlavo con i senzatetto; come potevo augurare una buona notte a una persona che dormiva per strada? Ma, piano piano, sono riuscita a trovare del coraggio e a comunicare con loro; adesso le parole che escono dalla mia bocca escono spontanee, e parlo senza paura. Ho capito che, nonostante la loro situazione sia disperata, sono persone che vivono esattamente come noi, e a cui fa piacere essere trattati in maniera normale, senza pregiudizi.

La lentezza è un’altra grande dote che ho imparato ad apprezzare facendo servizio. In un mondo in cui siamo sempre iper-connessi e siamo abituati ad avere tutto e subito, la strada mi ha fatto riscoprire la lentezza. Molto spesso i senzatetto che incontro non si presentano subito, e rimangono in disparte perché timidi. Capita anche che, prima di riuscire a ottenere il nome di una persona bisognosa che ha particolari difficoltà ad aprirsi, passino vari incontri. C’è chi chiede una coperta calda o un vestito nuovo con lo sguardo basso; queste sono scene che rimangono impresse e che mi hanno fatto capire che non è facile chiedere aiuto. Per questo a noi volontari di Sant’Egidio ci viene chiesta pazienza e parsimonia: spesso i legami più belli con i bisognosi non sono quelli immediati, ma quelli che si costruiscono mattoncino dopo mattoncino.

Con i bambini è la stessa cosa, loro non possiedono filtri o imposizioni sociali predefinite, loro dicono esattamente quello che pensano.

Una volta, mentre stavo aiutando un bambino a fare i compiti per un servizio di volontariato, mi disse che mi aveva visto piangere. Capii subito a che momento si riferisse: un giorno, mentre ero con un gruppo di bambini – fra cui lui – ricevetti la notizia della scomparsa di un mio caro amico. Il mondo mi crollò sotto i piedi e mi rifugiai al riparo da occhi indiscreti, ma lui, evidentemente, mi aveva seguita. Dunque per un attimo rimasi in silenzio pensando a cosa dirgli, poi, senza credere avrebbe capito, gli spiegai il motivo delle mie lacrime. Gli occhi mi divennero lucidi. Rispose al mio sguardo triste con un semplice: “Mi dispiace”. Dopodiché, con scioltezza, tornò a fare i compiti. Nessun giro di parole, nessun fronzolo, nessun formalismo. Mi ero sentita dire quello che tanti adulti non erano riusciti a dirmi.

Durante il periodo del lockdown abbiamo continuato a sentire i bambini per telefono o facendo videochiamate. In questi momenti loro ci chiedevano aiuto per i compiti, ci raccontavano delle storie, ci facevano vedere i loro giochi o cosa avevano cucinato.

Un giorno, durante una di queste video chiamate, un bambino alla domanda “Ti annoi in casa?”  aveva risposto: “Lo so perché ci chiedono di restare a casa, di uscire poco e di indossare sempre la mascherina all’aperto: lo fanno perché c’è gente che, purtroppo, a casa non ci può andare, perché una casa non ce l’ha. Se noi giriamo senza mascherina loro non possono difendersi e li mettiamo in pericolo”

Non smetterò ma di ringraziare i senzatetto per la loro fiducia nei miei confronti e per i loro insegnamenti, mentre ai bambini invidio, in senso buono, la loro spontaneità che mi ha permesso di vedere un mondo migliore tramite i loro occhi.